Care Ondine,
dopo aver lasciato il GlobBo in stand-by per lunghi mesi, l'occasione della stagione dei matrimoni e delle mie avventure da collezionista di bouquet da sposa (due su due matrimoni), non potevano fare a meno che spronarmi a scrivere per voi su questo accessorio matrimoniale.
Mi sono documentata da fonti varie e ho scoperto che la tradizione del bouquet da sposa ha origini molto antiche, documentate sin dall'epoca pre-cristiana.
I primi esemplari, diffusi in Egitto e nelle aree limitrofe del bacino del Mediterraneo, erano composti da erbe aromatiche quali timo e rosmarino e aglio. Si riteneva infatti che queste piante tenessero lontani gli spiriti maligni e potessero preservare la coppia che poi ne mangiava alcuni pezzettini.
Più avanti, nell’alto Medioevo l’usanza di utilizzare erbe aromatiche, bulbi d’aglio e fiori molto profumati come “bouquet” diventa un mezzo per celare i cattivi odori tipici dell’epoca.
Nel corso dei secoli l’aglio viene progressivamente abbandonato e i bouquet assumono una funzione prettamente decorativa, anche se rimane l’uso di aggiungere ai fiori alcune piante odorose per il loro significato simbolico (il rosmarino, ad esempio, in Inghilterra simboleggiava l’amore imperituro) o per le loro presunte proprietà (come l’aneto che era considerato afrodisiaco).
lnvece, il legame tra i fiori d’arancio – simbolo di purezza e abbondanza – e la sposa è conosce la sua vera diffusione nel XVII secolo ad opera dei Portoghesi.
Secondo una leggenda, un re spagnolo, ricevuto in regalo un albero d’arancio da una bellissima fanciulla, lo fece piantare nel giardino del suo castello e s'innamorò della bellezza della pianta, dei suoi fiori e dei suoi frutti.
Quando un ambasciatore suo ospite gli chiese di donargli un ramoscello di fiori, il sovrano rifiutò, geloso della propria pianta. L’ambasciatore decise quindi di corrompere uno dei giardinieri per ottenere il ramo tanto desiderato e lo pagò 50 monete d’oro. Il giardiniere utilizzò questo denaro come dote della figlia, la quale, il giorno delle nozze, adornò di zagare i suoi capelli, in ricordo dell’albero che le aveva dato la possibilità di convolare a nozze.
In epoca Elisabettiana nasce l’usanza di regalare anche agli invitati piccoli mazzi di fiori e viene introdotto il “kissing knot”, una composizione floreale sferica, appesa sopra le teste degli sposi nella sala del banchetto.
Fino al 1800 i bouquet hanno uno stile naturale, ricordano i fiori raccolti nei campi. É la regina Vittoria che introduce la moda dei piccoli mazzolini di forma tondeggiante e raccolta, con gli steli legati stretti tra loro con nastri. Durante tutta l’epoca vittoriana questo tipo di bouquet sarà molto usato non solo per i matrimoni, ma anche come forma di comunicazione: utilizzando l’allora popolarissimo linguaggio dei fiori, la gente si scambia messaggi discreti attraverso questi mazzetti detti "posy".
É sempre Vittoria che rende imperativa la moda dei fiori di arancio: ne fa una coroncina con cui adornarsi i capelli il giorno delle sue nozze con il Principe Alberto e da quel momento, quasi tutte le spose del tempo seguono il suo esempio, tanto che, laddove è difficile procurarsi le profumate zagare, si opta per fiori d’arancio realizzati in cera. Tornando alla storia del bouquet, nel XX secolo la moda muta nuovamente: ai bouquet da sposa tondeggianti e compatti (come il posy o il biedermeier) vengono preferiti quelli a cascata, estremamente in voga negli anni ’10 e ’20 del ‘900. Fiori, foglie verdi e nastri, lunghi talvolta fino ai piedi, compongono questi mazzi che possiamo ammirare nelle foto dell’epoca. Con la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale c’è un ritorno al minimalismo e ai bouquet di fiori più contenuti, ma dagli anni ’50 in poi i fiori divengono nuovamente protagonisti, tanto che non si usano più solo per il bouquet della sposa, o per decorare l’altare della chiesa, ma compaiono anche come centrotavola durante il banchetto.
Normalmente il bouquet viene donato alla sposa dal fidanzato, per un tramite prima delle nozze o il giorno stesso quando l'accoglie all'ingresso della chiesa.
Nel sud Italia, un'altra tradizione, vede il bouquet come dono della futura suocera.
La scelta della composizione, in entrambi i casi, attualmente viene decisa dalla sposa affinché si armonizzi con il proprio abito e stile personale.
Infine, la tradizione vuole che sul finire della festa di matrimonio, la sposa lanci alla cieca il suo bouquet, voltando le spalle a un gruppo di nubili . Un rituale che rappresenta una sorta di “passaggio di testimone” dalla sposa a una donna non sposata: la neo-moglie, separandosi dall’ultimo regalo che ha ricevuto dal suo fidanzato, accetta così la sua nuova condizione e lo dona ad un’altra donna in segno di buon auspicio.
E tu hai già lanciato il tuo bouquet o sei ancora in attesa? Com'era? L'hai già immaginato? Chi l'ha preso? Chi vorresti lo prendesse?
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